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DISSETARSI ALLA SORGENTE PURA DEI RICORDI

​​Nell’atelier del pittore si trova la dimensione dell’uomo. Quello del mio amico Gianni Ricchi raccoglie le opere dall’elevata ricchezza interiore che intimamente intrecciata alla capacità tecnica di un pennello selettivo vede tessere l’ordito ai suoi quadri trasformando in arte le sue invenzioni.​​​​

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Non a caso la sera del 9 agosto 2023 il luogo delle creazioni si estende e invade l’antica piazzetta di Cori che si raccoglie in un simbolico abbraccio intorno ad esse restituendo il senso dell’immenso, quella dimensione che va oltre il presente e il passato e segna il divenire dell’uomo e dell’artista. Ma il proscenio dell’evento si allarga tra caratteristici quartieri e, in un intimo scambio, il vetusto paese si specchia nei suoi lavori.​

Gianni da sempre ha scelto la sicurezza delle sue origini, il ritorno nei luoghi dell’infanzia dagli scorci tranquilli, tra gente laboriosa che parla il misterioso idioma alle coscienze più profonde. È un luogo ancestrale colmo di colore, fatto di gesti conosciuti, dove può ancora dissetarsi alla fontana dei ricordi, sorgente di purezza.

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Il pittore si racconta attraverso un’indefinita aspirazione al trascendente e, nella sospensione dell’attimo, congela in senso metafisico scene di arti, mestieri e svaghi oramai relegati ad angoli sbiaditi della memoria collettiva, improvvisati da personaggi conosciuti che si concentrano tra le pittoresche vedute del paese. Sono brani poetici consegnati all’infinito che raccontano di armonie smarrite e coinvolgono i sensi con effetti atemporali.  

Le scene campestri trovano il loro apice nella rappresentazione di un’idilliaca natività che tenta di trasfigurare l'immenso dolore dell'artista. La persona in primo piano - non Maria - volge le spalle all’uomo amato - non Giuseppe. La protagonista accoglie in grembo il bimbo, costretto in fasce, e volgendo le mani oranti al Cosmo, mondo celeste, lo presenta alla Madre Terra, mondo ctonio. La metafora intende preservare il soffio vitale oltre la morte. Ma è anche la rappresentazione che dà inizio al viaggio della donna nell’aldilà.  Un percorso di distacco dalla terra accompagnato dall'amore puro della famiglia. Enfatizzano il carattere religioso e rituale dell’episodio personaggi del paese che assistono da comparse al dramma consumato sul palcoscenico del pittore il quale, nel tentativo di placare la sofferenza dell’anima osa la difficile mediazione tra coscienza e razionalità cercando ancora una volta conforto dalla venerabile Cora, testimone triste stagliata contro un cielo carico di nubi.

L’artista ha ritratto l’essenza ideale del sentimento eterno ferito che scopre, sorpreso, di essere cristallizzato per sempre sulla tela.

Nel volo del pensiero lirico, ormai maturo, Gianni immortala esperienze fugaci dipinte con maestria in un rapporto armonico che al di là dell’apparente pacatezza cela passionalità intellettuale valorizzata dal crescendo di tensione tra ragione e sentimento.

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